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COS’È L’IMPOSTA IPOTECARIA E COME FUNZIONA?

Nel mondo degli acquisti immobiliari, un elemento spesso sottovalutato ma fondamentale è l’imposta ipotecaria.

Cos’è, come funziona e chi deve pagarla? Ecco le sue principali caratteristiche e al suo impatto sul processo di compravendita immobiliare.


Cos’è l’imposta ipotecaria

L’imposta ipotecaria è una tassa stabilita per legge nel 1990 (Decreto Legislativo 347/90). Si tratta di un tributo autonomo da applicare quando si trascrivono nei registri immobiliari delle proprietà o altri diritti su immobili.

Questo avviene dopo la compravendita, la donazione o la successione di un immobile. 

A cosa serve l’imposta ipotecaria?

Il pagamento dell’imposta, e la conseguente trascrizione, è necessario per rendere ufficiali gli atti che riguardano il passaggio di proprietà di case o diritti, come l’uso o l’usufrutto.

Il Testo Unico numero 347 del 1990 regola questa imposta e specifica quando si applica. Ad esempio, quando si registra un mutuo, è necessario iscrivere l’ipoteca. Senza questa registrazione, non si può ottenere il prestito.

Dunque, l’imposta ipotecaria è un tributo essenziale per garantire la validità legale di atti immobiliari e diritti reali, assicurando trasparenza e sicurezza nelle transazioni immobiliari.

Nello specifico, si paga per istruire le seguenti pratiche presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari:

  • La trascrizione: avviene in seguito a un atto di trasferimento di immobili o all’istituzione, modifica o estinzione di un diritto reale su di essi.

  • L’iscrizione: necessaria per costituire un’ipoteca sugli immobili.

  • Una annotazione: modifica le trascrizioni e le iscrizioni eseguite in precedenza.

  • La rinnovazione: proroga il termine di un’ipoteca prima della sua scadenza, mantenendo inalterato il suo grado.

  • La cancellazione: elimina gli effetti di precedenti trascrizioni, iscrizioni e annotazioni.

Chi deve pagare l’imposta ipotecaria?

L’imposta ipotecaria è dovuta da tutti i soggetti interessati dalla richiesta di formalità presso i Registri Immobiliari, tranne nel caso dell’aliquota agevolata per mutui concessi da banche con una durata di almeno 18 mesi, dove l’imposta è a carico del solo mutuatario.

Le imposte si versano attraverso il modello F23 o tramite bonifico bancario al momento della registrazione dell’atto.


Come funziona l’imposta ipotecaria

Il calcolo dell’imposta ipotecaria dipende da alcune variabili, a seconda dei casi e dei documenti che è necessario registrare. Intanto, può essere di due tipi

  • Fissa: significa che si paga sempre lo stesso importo. Per esempio, quando si compra una casa da privati o da un privato e un’impresa, e non si paga l’IVA, l’imposta è di 50 euro. Se l’IVA è dovuta, l’imposta è di 200 euro;

  • Proporzionale: quando il suo valore varia tra lo 0,5% e il 3% del prezzo o del valore dichiarato del bene. Per esempio, quando si registra la vendita di un ufficio privato, si paga il 3% del prezzo dichiarato.

L’imposta si paga quando si registrano gli atti relativi alla proprietà, di solito al notaio. Se si prende un mutuo, invece delle imposte separate, si paga un’unica tassa chiamata imposta sostitutiva, che può variare dallo 0,25% al 2% del valore del mutuo.


L’imposta ipotecaria non è l’imposta catastale

L’imposta ipotecaria e l’imposta catastale sono simili, ma hanno alcune differenze. Entrambe si pagano per registrare atti riguardanti la proprietà di una casa, ma l’imposta catastale si paga quando, ad esempio, si cambia il nome del proprietario di un immobile, per vendita o per donazione. Il suo valore è sempre l’1% della base imponibile.

Inoltre, l’imposta ipotecaria può essere fissa o proporzionale, mentre quella catastale è sempre proporzionale. Entrambe possono essere esentate in alcuni casi, come quando si trasferisce la proprietà allo Stato o a enti territoriali.

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